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Radio Pirata
Le magnifiche imprese dei bucanieri dell'etere
Storia e istruzioni per l'uso

Un hobby rischioso: la radio e la legge.

Dalla Gazzetta Uffìciale del 9 Agosto 1990:

legge nr. 223 "Disciplina del sistema radiotelevisivo pubblico e privato" del 6/8/1990 art. 195 (Installazione ed esercizio di impianti di telecomunicazione senza concessione od autorizzazione - Sanzioni)

1) Chiunque installa od esercita un impianto di telecomunicazione senza aver ottenuto la relativa concessione o autorizzazione è punito, se il fatto con costituisce reato, con la sanzione amministrativa pecuniaria da lire 500.000 a lire 20. 000.000

2) Se il fatto riguarda impianti radioelettrici, si applica la pena dell 'arresto da tre a sei mesi

Arduo compito di questo capitolo è quello di convincere il lettore a trasgredire l'articolo nr. 195 della legge Mammì (l’attuale legislazione italiana in tema di emissioni radiotelevisive), che abbiamo riportato stralciata per chiarezza all’inizio di questo paragrafo, o almeno fargli comprendere i rischi che corre chiunque attivi e trasmetta da una radio pirata. E’ necessario fare una panoramica sulla legislazione riguardante le radiotrasmissioni in Italia e all’estero poiché vedremo che in ogni paese i legislatori hanno dovuto, in modi sempre diversi, fare i conti con una numerosa schiera di liberi pirati dell’etere che non volevano e non vogliono tuttora sentire parlare di concessioni, tasse ed autorizzazioni per poter trasmettere le loro idee via radio.


Per spiegare meglio il difficile rapporto tra le radio pirata e la legge in Italia bisogna fare comunque rifarsi agli anni settanta quando iniziano a nascere le prime radio “libere”. Il primo caso clamoroso di pirateria radiofonica in Italia sembra sia stato quello di Radio Sicilia Libera che inizio le sue trasmissioni in onde medie il 24 marzo 1970 tentando per sole ventiquattro ore (i Carabinieri sono i responsabili di un palinsesto così breve) di sconfiggere il monopolio Rai almeno per quanto riguarda la zona terremotata del Belice. Come avrete capito stiamo parlando delle prime stazioni radio private italiane che a causa di una completa mancanza di legislazione si trovano di colpo tutte quante etichettate con il termine "pirata". Bisogna aspettare il 26 Aprile 1975 quando il pretore di Milano, dottor Cassala, pone fine a tutto questo regime di pirateria emettendo questa sentenza riguardante il caso di Radio Milano International1 :" E' pienamente legittima l’attività di trasmissioni radiofoniche come quella di Radio Milano International fino a quando non si determinano interferenze che possono nuocere o disturbare la ricezione delle normali emittenti di Stato”. Dall'emissione di questa sentenza il significato del termine "radio pirata", almeno per quanto riguarda l'Italia, è decisamente cambiato: si è passati quindi da un periodo in cui tutte le radio che non fossero l’azienda radiofonica di stato (la Rai) erano pirate ad un altro in cui il termine pirata viene usato per etichettare emittenti radiofoniche prive di qualsiasi autorizzazione che operano quindi al di fuori di qualsiasi legislazione. La legge sulla radiodiffusione in Italia ha avuto poi una vita piuttosto tormentata fino all’Agosto 1990 quando il ministro Mammì emanò la famosa legge nr. 223 che poneva dei limiti nel numero delle concessione radiofoniche locali o nazionali regolamentando e legittimando una situazione che per anni viveva nell’autogestione più selvaggia. Sempre più piccoli o addirittura inesistenti sono gli spazi di etere per chi voglia iniziare l’attività radiofonica in maniera libera e non legata a situazioni di mercato, sempre più forti sono quindi le spinte per l’attivazione di libere stazioni pirata. La mancanza di frequenze è diventata nel corso di pochi anni cronica dovuta sopratutto al numero altissimo di emittenti attive rispetto al territorio, l’Italia detiene infatti il record europeo di radio commerciali attive, ben 2500 nel 1990.

Voglio citare adesso un caso molto famoso di trasgressione della legge sulla radiodiffusione in Italia il caso di Radio Onda Diretta che ha trasmesso in banda Fm per ben un anno e mezzo dal Centro Sociale Leoncavallo a Milano senza nessuna autorizzazione e con un impianto d’antenne e una potenza da radio commerciale portando una vera e propria rivoluzione dell’etere meneghino. E’ importante specificare che Radio Onda Diretta non è mai stata una radio pirata ma bensi un stazione illegale in quanto non ha mai nascosto la sua sede di trasmissione, il centro Sociale Leoncavallo, ed ha sempre fatto molto pubblicità alle sue emissioni. Ecco quindi due brani di un comunicato2 di Radio Onda Diretta che spiega chiaramente la scelta illegale di questa emittente.

Radio Onda Diretta inizia le sue trasmissioni il 4 luglio 1992 dall' interno del Centro Sociale Leoncavallo, emittente illegale, ma non pirata perchè non nasconde la sua identita' e la sua sede, anzi le rivendica. Radio Onda Diretta sottrae concretamente spazi di comunicazione al mercato coprendo per alcuni periodi altre frequenze con le proprie e creando cosi' una caduta nei prezzi delle frequenze coperte e di quelle disturbate arrecando danni al mercato dell' etere nell' ordine di alcune centinaia di milioni. Alimentata da un generatore di corrente trasmette tutti i giorni dalle 15 alle 24. Inizialmente totalmente in balia di se stessa nel giro di poco tempo la radio acquista il suo ritmo, diversi compagni si turnano durante il giorno garantendo la realizzazione degli spazi di informazione, l'acquisizione e la diffusione di informazioni e notizie ed il supporto per le altre trasmissioni. Nessuno aveva mai fatto radio e la velocita' di realizzazione del progetto fece si' che la radio venne pensata e progettata facendola. Si trattava, fra le altre cose, di fare della radio un laboratorio di riflessione su forma ed uso del linguaggio. Ed inoltre la presenza della radio all' interno di un centro sociale ha fatto si' che essa divenisse anche una sorta di sportello sempre aperto e fruibile, uno strumento pensato, nelle sue stesse modalita' di utilizzo, come luogo di sperimentazione per un libero accesso all'utilizzo dei un mezzi di comunicazione di massa.

Radio Onda Diretta contesta la sostanza liberticida della legge Mammi', che consegna l' etere alle imprese, e impedisce l'accesso a soggetti collettivi, aggregazioni sociali e realta' locali. Radio Onda Diretta viene chiusa per la prima volta il 2 luglio del 1993 con un intervento della magistratura che mette sotto sequestro gli impianti, otto compagni vengono rinviati a giudizio per violazione della legge Mammi' e turbata liberta' dell'industria e del commercio e saranno processati il 26 gennaio 96. Due giorni dopo il sequestro degli impianti un corteo di 5000 persone sfila per le strade di Milano per ribadire che gli spazi di comunicazione sono spazi sociali e Radio Onda Diretta ne e' la giusta riappropriazione. Dopo pochi giorni la radio riprende con nuovi e potenziati impianti.

Le trasmissioni continueranno fino a pochi giorni prima dello sgomber del Centro Sociale Leoncavallo avvenuto il 20 gennaio 1994. Ma non era certo la fine del progetto radio. [...]

Questo caso naturalmente non è applicabile a tutte le radio pirata e in quanto il Centro Sociale Leoncavallo stesso si trovava in quel periodo in un stato di illegalità dichiarata e questo ha fatto si che la chiusura di Radio Onda Diretta sia stata ritardata e soprattutto che i criteri utilizzati dall’Escoposte per intervenire siano stati a lungo concordati con le forze dell’ordine. Diverso quindi è il caso di una piccola stazione Fm che trasmette illegalmente in una qualsiasi città italiana cercando di fare capolino in una banda di frequenza di solito completamente occupata da stazioni commerciali. Il termine “commerciali” ci permette di capire una altro problema che affligge i liberi pirati dell’etere: attivando illegalmente una stazione radio non solo si infrangono una decina di leggi del codice civile ma si possono creare anche disturbi ad altre emittenti. Nel caso di un network commerciale pochi minuti di trasmissione possono valere decine di milioni a causa dell’altissimo numero di messaggi pubblicitari e di sponsorizzazioni indirette contenute all’interno dei programmi. Questi “disturbi” possono essere il motivo per cui il nostro diritto alla libera comunicazione può comodamente essere portato davanti a un giudice poichè le stazioni commerciali appena si accorgono che qualcuno disturba le loro emissioni e quindi potrebbe essere turbata la corretta ricezione dei loro spot inizia una caccia al disturbatore di sicuro più efficace e immediata di quella dei tecnici dell’Escoposte. Inoltre i potenti network italiani dispogono di reti di ascolto per controllare quotidianamente la qualità del loro segnale sul territorio italiano, ogni eventuale disturbo viene identificato quindi in poche ore utilizzando precise radiolocalizzazioni.

Come potete capire la vita del pirata radiofonico italiano in modulazione di frequenza è alquanto dura ma non per questo stupendo hobby non viene esercitato con passione. Il discorso cambia notevolmente se le nostre trasmissioni avvengono in onde corte dove la presenza di stazioni commerciali fortunatamente è quasi nulla. Le onde corte sono il regno delle stazioni di radiodiffusione nazionali che utilizzano grandissime potenze, svariate frequenze e programmazione multilingue per poter coprire tutto il globo con le loro trasmissioni. I pirati in onde corte hanno imparato a non dare fastidio a queste stazioni e si sono cercati delle fette di frequenze libere o quasi dove minima è la possibilità di interferire qualcuno. Questo fa si che rari sono i casi di stazioni pirata chiuse dopo furiosi raid dell’Escoposte e anzi di solito il problema maggiore di queste stazioni sono le interferenze che le trasmissioni in onde corte causano alla ricezione televisiva e alle reti telefoniche (praticamente le televisioni e i telefoni dei vicini di casa inizieranno a sintonizzarsi magicamente sulle nostre emissioni pirata cancellando ogni precedente programma o conversazione privata il tutto con un aumento vertiginoso della nostra impopolarità verso di loro). Il pirata dell’onde corte deve quindi controllare soprattutto gli effetti locali delle sue trasmissioni e ascoltare con molta attenzione le frequenze in cui intende lanciare i suoi segnali in modo che i rischi di interferenza siano bassissimi. In Italia sono attive in questo momento (Giugno 1996) una quindicina di stazioni pirata in onde corte, di solito molto vicine a club di appassionati di radioascolto , e che offrono all’ascoltatore un gran varietà di programmi dalla musica leggera alle informazioni sull’ascolto dx a livello mondiale. Non possiamo dare invece dati sull’attività pirata italiana in Fm in quanto ogni stazione vive immersa nel suo mondo locale ed è molto rischioso pubblicizzare fuori dalle mura della proprio città questo tipo di emissioni.

Negli altri paesi europei la situazione è decisamente diversa dalla nostra a causa di un numero ristretto di stazioni fm che operano in modo locale senza creare grossi network nazionali in concorrenza alla radiofonia statale. In Inghilterra per esempio operano solo 145 radio commerciali in banda Fm e sono quindi molte le stazioni pirata che possono operare su frequenze libere senza procurare distrurbi ad altre stazioni. Questa situazione ha permesso di far nascere un grosso movimento di micro stazioni fm all’interno delle città, gli esempio delle stazioni Jungle di Londra e delle stazioni pirata di Amsterdam sono i più famosi. Queste stazioni operano naturalmente nell’anonimato poichè le sanzioni governative sono di solito molto alte. Queste stazioni sono diventate lo sbocco naturale di molti generi musicali che non hanno mai trovato spazio nella programmazione delle radio commerciali. A Londra operano ogni giorno più di cinquanta stazioni illegali che trasmettono soprattutto musica jungle o drum’n’bass poichè nessuna stazione ufficiale vuole occupare i proprio palinsetri con questa musica ripetitiva e narcotica. Questo tipo di stazioni vengono attivate anche per poche ore nei luoghi più vari : la sommità dei grattacieli londinesi, squatt o altre situazioni di illegalità, raves o addirittura sui furgoni di qualche carovana di travellers.

Contemporaneamente in tutto il Nord Europa si sono diffuse molte stazioni che operano in onde corte, soprattutto durante il week-end, e che riescono così a diffondere in tutto il continente i propri segnali liberi. Soprattutto in Germania vi è un lunga tradizione di stazioni pirata in onde corte, ogni week-end si possono ascoltare lunghi radio show in tedesco con telefonate in diretta e dediche che ci fanno perfettamente capire come questo tipo di emissioni illegali non siano perseguite in modo ossessivo dalle autorità.
Un caso veramente intessante da citare a proposito del rapporto tra la radio e la legge è quello di Israle. In questo momento sono più di cento stazioni pirata che trasmettono ogni giorno coprendo quasi tutto il piccolo territorio di questo piccolo stato. Questa situazione è causata dalla parziale mancanza legislativa, caso unico in tutto il mondo, riguardante le stazioni pirata. Le stazioni pirata identificate vengono multate con una sanzione di qualche centinaio di dollari americani che fa sì che le loro trasmisssioni ricomincino qualche giorno dopo la chiusura. Israele è tutt’ora l’unico paese europeo a non aver firmato L’International Convention against Radio Piracy che ha permesso di mettere fine al fenomeno delle stazioni pirata off-shore operanti nei mari europei.

 


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